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Nelle difficoltà di lettura si può verificare una situazione per certi versi analoga a quella dei bambini che “arrivano tardi all’appuntamento con il linguaggio”. Per i bambini che intorno ai due-tre anni ancora non parlano c’è stata a lungo la tendenza a sottovalutare questo ritardo.

Nella nostra esperienza ci sono due tipi di profili che, osservati dopo 6-7 mesi di prima elementare, richiedono una valutazione. Un primo profilo è quello di persistenti difficoltà nella decifrazione dei grafemi, anche di quelli che non sono complessi dal punto di vista ortografico (come sono invece C, G, SC, CH, GN, GL). Un tipico esempio è quello di Daniela che alla fine della prima fa ancora molti errori nel distinguere b/d, m/n, f/t. Alla fine della prima elementare in un test di parole bisillabe e trisillabe l’andamento medio in un gruppo di 40 bambini italiani è di riconoscere correttamente circa il 95% delle lettere. Daniela ne riconosce correttamente il 50%. In altri casi, simili a quello di Daniela, la percentuale di riconoscimento può essere un po’ più alta (ad esempio, il 70%) ma viene raggiunta con un grandissimo sforzo e con molta autocorrezione. Dunque i numerosi errori e l’estrema lentezza nel riconoscere singole lettere dopo 6-7 mesi di frequenza regolare di una prima elementare  sono segni di una difficoltà che richiede una valutazione specialistica.

Un secondo profilo è invece caratterizzato dall’eterogeneità della prestazione di lettura. Per alcune parole, soprattutto se brevi, può esserci una lettura fluida e corretta; per altre parole si nota una conversione grafema-fonema (ad esempio, per FARINA, [f] [a] [fa] [r] [i] [ri] [n] [a], [na])  una notevole difficoltà nel riconoscere alcune lettere e occasionali difficoltà nello strutturare la decifrazione in maniera sequenziale da sinistra a destra. Questo porta a una lettura molto affaticata, e a un certo numero di errori nel riconoscimento delle parole.

 Lo scopo della valutazione non è tanto quello di chiarire se si tratti di “dislessia” oppure no. E’ invece soprattutto quello di chiarire quali abilità vadano opportunamente allenate per sostenere il bambino nel suo apprendimento. Lo scopo della valutazione è aiutare un bambino prima possibile, senza farlo sentire etichettato ma facendolo sentire “seguito” e aiutato, ecco perché è importante cercare di capire prima possibile la natura della difficoltà per costruire un intervento.

 


Il caso di Carla

Vi proponiamo il caso di una bambina che alla fine della seconda elementare legge con estrema lentezza e con molti errori. Rifiuta la lettura, fa i compiti solo se costantemente seguita dalla mamma che nel tentativo di aiutarla le fa riempire pagine intere di lettere. Carla ha molte difficoltà anche in aritmetica e, in minor misura, nella scrittura. Le insegnanti avevano segnalato alla famiglia qualche difficoltà in prima elementare. Infatti alla fine della prima elementare Carla leggeva con molti errori, e non sapeva compiere semplici calcoli. I genitori dicono di non essersi preoccupati più di tanto in quel momento perché “la bambina certe volte sapeva leggere e certe volte no, dipendeva dalle parole e dalla stanchezza”; non si sono tanto preoccupati, dicono, anche perché la bambina “non è stupida”, sarà una questione di tempo, Carla “ha fatto tutto tardi”, parlare, camminare, dormire nel suo letto. Su consiglio di un’insegnante, pensano di poter risolvere il problema con le “ripetizioni”. Carla va per un anno, due volte a settimana, da un’insegnante di scuola elementare in pensione. Fa qualche progresso ma il suo ritardo negli apprendimenti aumenta sempre di più. Mentre il divario rispetto ai compagni di classe cresce, anche le sue relazioni con loro peggiorano. La bambina si sente spesso presa in giro e reagisce piangendo o insultando. Alla fine della seconda elementare i genitori di Carla decidono di “fermare” la bambina, e di farle ripetere la seconda.

Il doloroso percorso di Carla e dei suoi genitori non è così raro. Inizia da una scuola dove manca una consulenza di specialisti dei disturbi dell’apprendimento, da genitori che oscillano tra il dire “non c’è nessun problema, ha solo bisogno di più tempo” e il temere “scarsa intelligenza”. Dopo sei mesi di intervento specifico seguito da una psicologa esperta in difficoltà di lettura Carla recupera il suo ritardo nella lettura e comincia a potersi dedicare anche all’aritmetica. La sua vita sociale a scuola è molto migliorata.

Segni di difficoltà alla fine della prima elementare

-Una bambina in difficoltà alla fine della prima elementare

Parola scritta

Ecco come legge Mar., con tutti i tentativi

Gatto

(subito)gatto

Torta

(lunga pausa)torta

Pesce

[pe] [ske], peske

Fiore

[fi] [o] [re], fiore

Scarpa

(lunga pausa) [pa], scarpa

Spada

(lunga pausa)“qui che cos’è?”, “ah, la d”

[spa] [da], spada

Inverno

“Che cos’è questa?”, “la i”, [in] [ver] [no], inverno

Stagione

(lunga pausa) strigione, “Che cos’è la strigione?”

Cuscino

(lunga pausa) [ku] [ski] [no], kuskino

Prigione   

 

[p] [r] [i] [gi] [o] [ne], prigione  

 

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