home -> Quando le parole dell'assistenza fanno male -> Si possono prevenire i disturbi nell'apprendimento della lingua scritta? -> Come riconoscere i primi segni di un disturbo della lettura? -> Comunicare ad un bambino la fiducia nella sua intelligenza -> Come gestire gli errori di linguaggio dei bambini -> Le buone pratiche per insegnare la componente grafo-motoria della scrittura -> La valutazione dei disturbi della lettura -> Star bene a scuola quando c'č disattenzione e iperattivitā

Come gestire gli errori di linguaggio dei bambini

 

Quando stiamo insieme a bambini che stanno imparando a parlare o presentano alcune difficoltà di linguaggio, capita di osservare i loro errori nella pronuncia di alcune parole (semminuccia invece di femminuccia); quando sono più grandi, invece, gli sbagli possono riguardare alcune conoscenze del mondo che non sono ancora state consolidate (può capitar loro di far confusione tra oggetti o animali simili, ad esempio tra una giraffa ed una zebra).

Gestire gli errori è una cosa delicata: basti pensare all’imbarazzo che anche noi grandi proviamo quando qualcuno corregge un nostro sbaglio.

Lo stesso imbarazzo lo sentiamo anche quando dobbiamo far capire ad un’altra persona che ha commesso un errore: nelle conversazioni tra adulti, si preferisce segnalare che qualcosa non va e lasciare che sia il nostro interlocutore a correggersi (Schegloff et al., 1977). Questa tendenza ci fa capire che la correzione proietta di per sé una valutazione implicita di incompetenza, in quanto sottolinea all’altro la sua inefficacia nella conversazione.

Ai bambini che apprendono, spesso capita di sbagliare: è importante per l’adulto considerare il possibile senso di vergogna e di frustrazione che il bambino può provare quando viene corretto. Per evitare che si sperimentino queste sensazioni negative, è utile pensare che il nostro è un bambino con tante risorse e ricchezze, anche se a volte sbaglia.

Il bambino partecipa alla correzione

Un buon modo per condividere questa idea con il bambino è offrirgli la possibilità di partecipare alla correzione: ad esempio, possiamo richiedergli un chiarimento che lo porti a riconsiderare quello che ha detto. In questo modo gli lasceremo la possibilità di essere lui stesso a chiarificare il suo discorso, e lo faremo sentire un bambino competente e efficace nella comunicazione.

Madre (ADU) e bambino (LEO) stanno ricordando insieme quali animali hanno visto all’acquario.

*LEO: anche le fumuse [= apre e chiude le mani a braccia tese davanti al viso della madre]!

*ADU: anche le?

*LEO: fumuse [= prende con una mano le guance della madre e le stringe]!

*ADU: le fumuse che sono amore?

*LEO: [= apre e chiude le mani lentamente all’altezza del viso della madre]

*ADU: meduse! Meduse dici?

*LEO: sì.

 Un’altra utile strategia per far partecipare il bambino alla correzione è aiutarlo con dei suggerimenti che lo sostengano nella ricerca di una risposta alternativa (ad esempio, anticipando le prime lettere della parola corretta e richiedendogli di completarla, oppure richiedendogli di completare una frase che siamo noi ad iniziare).

Mamma (ADU) e bambina (ELI) stanno giocando con la macchina della Playmobil e con dei pupazzetti che formano una famiglia (papà, mamma e due figli). Nei sedili anteriori sono già stati posizionati i genitori,mentre i pupazzetti dei bambini sono ancora sul tavolo.

*ADU: e questo chi è [= riferendosi al pupazzetto che ha in mano ELI]?

*ELI: [= osserva il pupazzetto in silenzio] il solello [= lo inserisce nel portabagagli e sorride].

*ADU: [= accenna una risata] il solello? [= tono dubbioso, usa anche un gesto per mettere in discussione la scelta lessicale]

*ELI: [= guarda la madre sorridendo, poi guarda di nuovo il pupazzetto] come si chiama?

*ADU: Federico che cos’ è tuo...

*ELI: fatello.

*ADU: e allora quindi questo è...

*ELI: fatello.

*ADU: ah bè no solello, non esiste la parola solello [= ridendo]!

Con queste modalità, condivideremo quindi con il bambino l’idea che lo consideriamo un parlante competente, in grado di riconsiderare le sue risposte e di correggersi quando sbaglia.

Alleggerire la correzione

In alcune occasioni, quando ad esempio il bambino sta imparando a parlare e gli capita frequentemente di sbagliare la pronuncia di alcune parole, farlo partecipare alla correzione diventerebbe ancora più frustrante, perché comporterebbe continue interruzioni del discorso: in questi casi, piuttosto che segnalare l’errore, è più utile ripetere la parola in modo corretto all’interno del discorso. In questo modo il bambino ha la possibilità di ascoltare la forma corretta della parola senza sperimentare la frustrazione di venire continuamente corretto. Vediamo un esempio in cui un bambino di circa 4 anni presenta grandi difficoltà nella pronuncia di alcune parole: in questo esempio, la mamma non sottolinea al figlio le sue difficoltà ma ripete semplicemente il suo enunciato in forma corretta.

 

Mamma e bambino stanno guardando insieme alcune fotografie.

*ADU: e qui quando era [= indica un’altra foto]?

*LEO: dommo cata di nonno [= unisce i due palmi delle mani e li avvicina all’orecchio, riproducendo il gesto di dormire]!

*ADU: quando dormi a casa di nonno!

Dare giustificazioni o spiegazioni dell’errore, o utilizzare appellativi ed espressioni amorevoli nei confronti del bambino quando correggiamo un suo sbaglio, sono utili strategie per “alleggerire” il momento della correzione.

Anche il linguaggio non verbale ci può aiutare a smorzare la gestione di un errore: guardare il bambino e sorridergli, usare un tono di voce calmo e pacato oppure scherzoso e giocoso, essere fisicamente vicini, in contatto con lui, prendendolo per mano o facendogli una carezza, possono essere utili strategie per gestire in modo rilassato questi momenti.

Queste delicate attenzioni che possiamo mettere in atto quando ci troviamo di fronte ad uno sbaglio sono importanti anche perché servono a mantenere alta la motivazione del bambino a comunicare con il linguaggio, nonostante i suoi piccoli (e a volte grandi) problemi con la pronuncia delle parole o con il lessico.

Attenzione ai segnali non verbali

In alcune occasioni, le correzioni possono diventare vere e proprie attività istruttive, momenti in cui adulto e bambino condividono nuove conoscenze.

 

Madre (ADU) e bambina (MAR) stanno giocando con alcuni animali.

*MAR: io sono etto [la mucca] e te sei lolo due [l’elefante e il maialino] va bene?

*ADU: ah, a me mi dai il maialino e …

*MAR: l’ eciante [elefante].

*ADU: mh, e te cosa c’ hai?

*MAR: la giaccia [giraffa] [mostra alla mamma la zebra].

*ADU: non è proprio una giraffa.

*MAR: sì, c’ ha netti [indica le strisce della zebra].

*ADU: hai ragione, l’ hanno fatta un po’ maluccio, però sai questa che cos’ è, è una zebra [prende in mano la zebra e la mostra a MAR].

*ADU: lo sai che differenza c’ è fra la zebra e la giraffa?

*MAR: [osserva la zebra]

*ADU: che la giraffa ha il collo lungo lungo lungo lungo [= fa un movimento verticale con la mano per mostrare a MAR quanto è lungo il collo della zebra], e la zebra no.

*MAR: [continua a sistemare gli animali nel recinto]

*ADU: quindi questa è una zebra, e quell’ altra è la mucchina [indica la mucca].

 Ci sono pratiche di correzione che invece hanno un impatto negativo sul coinvolgimento e la partecipazione all’interazione: contraddire esplicitamente quello che ha detto il bambino e correggere lo sbaglio senza lasciare spazio per un suo contributo possono provocare infatti un’interruzione della conversazione, inibire l’iniziativa del bambino e in certe occasioni dar luogo a vere e proprie reazioni oppositive.

E’ importante fare attenzione anche ad alcuni nostri segnali non verbali, che possono rivelare a nostro figlio il fastidio che proviamo rispetto al suo sbaglio: il cambiamento del tono di voce, che può esprimere dubbio, disaccordo o risultare inquisitorio, un’espressione accigliata o un sorriso di scherno, un distanziamento fisico possono trasmettergli implicitamente un giudizio negativo sul suo essere un bambino competente e capace di farsi capire.

avanti