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Mariapaola Bianchini Stare bene a scuola quando in classe c’è un bambino con Difficoltá attentive e sintomi iperattivi
I bambini con difficoltà attentive e sintomi iperattivi a causa della loro impulsività agiscono senza pensare alle conseguenze, che invece pesano molto all’interno del clima classe: mettono a dura prova gli insegnanti e infastidiscono i compagni senza che ci sia stata una reale intenzionalità a provocare danni e fastidio. Accade che il resto della classe cominci a tenerli in qualche modo lontano, a colpevolizzarli, con un aumento di ansia, frustrazione, aggressività e senso di solitudine. Spesso per indicare questi bambini chi vive in classe tende a chiamarli con soprannomi che ne descrivono gli aspetti problematici. Vi ricordate Pierino, il bimbo che non ne combinava mai una giusta ? O Pippi Calzelunghe che non stava mai ferma e faceva pasticci ?
Se siete un insegnante ed in classe avete un bambino con difficoltà attentive e sintomi iperattivi comprenderete che questi soprannomi sono una sintesi che ben si adatta, però riconoscete anche che ogni allievo ha caratteristiche individuali che in qualche modo provate a gestire per fare star bene lui ed anche il resto della classe. Come realizzare questo obiettivo ? Innanzitutto occorre comprendere come, quando e perché il vostro bambino con difficoltà attentive e sintomi iperattivi non sta bene a scuola e mette in atto un comportamento problematico. Ogni comportamento che noi mettiamo in atto ha sempre un motivo, una funzione, una sua utilità e comprenderla è il primo passo per intervenire in modo efficace, evitando soluzioni per prove ed errori. |
Una spiegazione delle difficoltà Come discutiamo in un altro articolo, la spiegazione per le difficoltà del vostro bambino è un debole funzionamento delle funzioni esecutive, cioè di tutte quelle competenze cognitive, emotive e comportamentali che agiscono ad un livello di organizzazione, controllo e monitoraggio delle singole abilità richieste per affrontare un compito. Esempi di funzioni esecutive sono:
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Osservare il bambino
Se ogni comportamento che noi agiamo è sempre funzionale a qualcosa, per poterlo gestire dobbiamo innanzitutto capirlo. Il miglior modo per comprendere il comportamento dell’allievo con difficoltà attentive e sintomi iperattivi è osservare. Potete cominciare ad osservare come il bambino si comporta rispetto a più ambiti, ad esempio i tempi attentivi, la gestione del diario e dei materiali scolastici, il modo di seguire la lezione e applicarsi nei compiti, le interazioni con i compagni, il modo di giocare. Questi aspetti andrebbero descritti con un linguaggio pratico e chiaro (appuntandosi cosa il bambino fa e cosa non fa) in modo che alla fine dell’osservazione libera avrete individuato e descritto operativamente una serie di “comportamenti problema”. Di ogni comportamento problema chiedetevi :
Risalire a tutte queste informazioni indirizza verso gli aspetti del contesto che hanno determinato il comportamento e modificando questi si puo’ modificare il comportamento del bambino. Uno schema semplice per fare tutto ciò è l’ABC |
ABC
La potenzialità dell’abc sta proprio nel comprendere questo ciclo comportamentale e interromperlo agendo sulle variabili causali, siano esse legate ad A o C, o sulle caratteristiche interne del bambino. Quindi solo attraverso osservazione e comprensione costruirete un piano d’intervento. |
Organizzazione dei banchi in classe A seconda delle informazioni raccolte, deciderete se, quando e come lavorare sui vari aspetti problematici, tenendo sempre presente che questi derivano da un debole funzionamento delle funzioni esecutive. L’intervento, a quel punto, diventerà un progettare e gestire la classe, negli aspetti sia fisici che relazionali, in modo che tutto il contesto di apprendimento sia funzionale ad un efficace esecuzione di compiti e richieste. L’osservazione, contenendo le informazioni che per il vostro bambino con difficoltà attentive e sintomi iperattivi risultano problematiche, vi indirizzerà a intervenire su:
Per prevenire i comportamenti problema potete modificare quegli aspetti del clima classe che l’osservazione ha mostrato attivanti di un b problematico. Nel farlo troverete utile scegliere le soluzioni che indirizzano verso un maggior coinvolgimento nelle attività, una migliore comunicazione, un minor rischio di distrazione e noia, un minor rischio di disturbo.
Tenere il vostro allievo con difficoltà attentive e sintomi iperattivi tra le prime file e quindi vicino a voi, vi permetterà di sollecitarlo e premiarlo più spesso e ridurrà le fonti di distrazioni. Al tempo stesso sarebbe utile tenerlo anche vicino ai compagni per non esasperare senso di solitudine, rifiuto, aggressività. Tuttavia se il banco è al centro della classe a quel punto aumentano anche le chiacchiere e le fonti di distrazioni. Pensare ad una sistemazione a ferro di cavallo, con banchi uniti in piccoli gruppi di 4 permetterà di conciliare le esigenze di vicinanza alla maestra e ai compagni senza tante distrazioni. Se poi i piccoli gruppi non fossero definitivi ma cambiassero spesso, il bambino potrebbe sperimentare diversi modi di relazionarsi. Se la classe lo permette in quanto a grandezza e materiali potete organizzare uno spazio più isolato in cui il bambino puo’ stare quando è agitato, o stanco o ha bisogno di concentrazione maggiore. Si isolerebbe ma senza staccarsi completamente dal clima classe, continuando comunque a farne parte e sentirsi accettato. Quest’area potrebbe essere attrezzata di materiali per gioco ma anche per apprendimento, separati e opportunamente organizzati. |
Organizzazione dei tempi in classe
I bambini con disattenzione e sintomi iperattivi, avendo difficoltà nell’organizzarsi cognitivamente e rispettare le sequenze temporali, reagiscono con ansia alle informazioni riguardanti orari e durate temporali. Quando al vostro allievo avete chiesto di applicarsi in un’attività con un limite temporale, ad esempio fare un riassunto o risolvere un problema matematico in 30 minuti, se non è scappato prima, sarà probabilmente successo che vi ha chiesto continuamente informazioni sul tempo (“quanto manca?”). In esempi come questo succede che i bambini trovano difficile ordinare tutti i passaggi, li invertono o anche li saltano, un po’ per impulso a finire velocemente tutto , un po’ per ansia di non saper svolgere il compito. Può essere utile rassicurarli, suddividere l’attività in step con tempi più brevi e monitorare la prestazione in ognuno di essi, rinforzandoli ed incoraggiandoli ad ogni step superato. Questo li aiuterebbe a concentrarsi meglio ma soprattutto a calmarsi (e come sappiamo una mente calma è anche più produttiva). All’inizio i vari step possono essere scritti con il supporto di schemi e disegni; i bambini sono molto sensibili alle informazioni visive, le comprendono prima e possono consultarle ogni volta che ne hanno bisogno. Un lavoro di questo tipo, fissare visivamente i passaggi di un’attività, è molto utile per scandire l’intero ritmo della giornata (entrata- attività – ricreazione- pranzo ecc): rende il tempo più prevedibile, quindi meno ansiogeno, e allena a pensare le attività come susseguirsi ordinato di sequenze. Generalizzando questo anche al pensiero e al linguaggio, i bambini imparano ad essere cognitivamente più organizzati.
Le regole andrebbero esposte pubblicamente all’intera classe. Si evita il rischio che il bambino le percepisca esclusive per lui, con aumento del carico di percezione di sé negativa. È buona pratica che esse siano poche, semplici e concrete, specifiche per le varie situazioni, formulate prevalentemente al positivo.
Voi insegnanti siete un ottimo modello per stimolare nel bambino il dialogo interno, strumento metacognitivo di cui i bambini con disattenzione e iperattività hanno un gran bisogno poiché li aiuta ad essere consapevoli di tutti gli step necessari a risolvere un problema, articolare il pensiero, comunicare un discorso. Inizialmente si attiva un dialogo condiviso in cui siete voi a frammentare un compito o un discorso in fasi; in seguito il bambino si ripete prima a voce e poi progressivamente a mente i passi per risolvere il compito da solo o mettere in sequenza i periodi lessicali. Così facendo comincia ad autoregolarsi e diventare più consapevole di sé nell’apprendimento, nel rapporto con i compagni, nella regolazione comportamentale ed emotiva. |
La gestione delle conseguenze In generale, abbiamo sempre tre opzioni di risposta verso un comportamento: premiarlo, ignorarlo, punirlo. A seconda dei vostri obiettivi potete:
La scelta della punizione da dare è molto importante perché ha un valore costruttivo, far capire al bambino perché un comportamento è negativo e quali sono le alternative comportamentali più corrette. È importante che la punizione sia indirizzata solo al comportamento del bambino, per evitare che si aggiunga svalutazione e giudizio negativo alla già fragile immagine che il bimbo ha di sé. Potete ricorrere a rimproveri centrati sul comportamento o a correzioni che richiedono al bambino impegno nel riportare la situazione a com’era prima del comportamento dannoso. Molto efficace con i bambini che hanno difficoltà attentive e sintomi iperattivi è il costo della risposta, una tecnica che troverete semplice e al tempo efficace: sottrarre al bambino qualcosa, punti o gettoni, ogni volta che agisce un comportamento problema. In questo caso però, sarebbe utile inserire la tecnica in un contesto più ampio come un gioco a punti, in cui il bambino oltre a perdere può anche guadagnare. E poiché molto probabilmente lui troverà faticoso guadagnarsi delle ricompense, sarà più motivato ad autoregolarsi per non perderle. |
La famiglia e i compagni Un intervento di questo tipo andrebbe sempre condiviso con la famiglia, con il fine di creare continuità nello stile educativo, nella gestione delle regole, nel modo di rispondere al comportamento. È anche importante coinvolgere il resto della classe poiché i compagni di scuola sono una risorsa preziosa per il bambino con difficoltà attentive e sintomi iperattivi.
Accuratamente preparati possono aiutarlo a gestire una pluralità di situazioni ma soprattutto, se le risorse di tutta la classe bambino compreso vengono potenziate con attività di miglioramento delle abilità sociali, i compagni di classe possono restituire al bambino un immagine positiva di sé, come soggetto capace di interagire con gli altri.
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Le vostre emozioni Accogliere le esigenze del vostro allievo con difficoltà attentive e sintomi iperattivi e rispondervi nel migliore dei modi è comprensibilmente qualcosa di difficile, che vi richiede energia e un buon controllo delle emozioni. Vi sentirete probabilmente a tratti stanchi, impazientiti dal non vedere subito risultati, a volte infastiditi da comportamenti etichettabili come maleducati, altre volte poco capaci di svolgere il vostro lavoro e combinare le esigenze di tutti gli allievi. Le vostre emozioni sono molto importanti, innanzitutto perché esprimono il vostro personale modo di elaborare ciò che vi accade durante il lavoro. Ma lo sono anche nell’aiuto che date al vostro bambino in difficoltà. Ogni qual volta interagite con lui si attiva un dialogo in cui reciprocamente vi condizionate e questo è più che mai valido nelle emozioni. Ad esempio, può capitare che il bambino sia in ansia nello svolgere un compito. Come fate ad aiutarlo trovando la soluzione più adatta a lui se prima non avete sentito e compreso quella emozione? O ancora se siete voi a sentirvi spazientiti e arrabbiati per come il bambino si è comportato, come pensate che il bambino risponda? Probabilmente si colpevolizzerà per quella emozione che in qualche modo gli rimandate, con conseguente accentuazione del comportamento o al contrario ritiro emotivo. Lo stesso vale se invece vi sentirete contenti per un traguardo raggiunto dal bambino, lui comincerà a percepirsi capace di riuscire e la vostra emozione sarà stata un buon rinforzo. Certamente il carico di attività e di pensieri da gestire rende difficile essere emotivamente consapevoli nel quotidiano del vostro lavoro, ma è uno sforzo che vi ripaga e vi protegge dai rischi dello stress. Se in classe avete un bambino con difficoltà attentive e sintomi iperattivi e il vostro obiettivo è di farlo stare bene a scuola provate a cominciare il vostro lavoro con lui chiedendovi: “quanto tollero il suo comportamento ? qual è il mio livello di accettazione delle sue difficoltà ? E’ una domanda forte ma necessaria, quanto più sarà basso il livello di accettazione tanto più allontanerà il bambino, con il rischio di una chiusura, un ‘accentuazione dei sintomi e delle risposte emotive e un’immagine di sé negativa. Al contrario tanto più il livello di accettazione sarà alto, maggiore sarà la vostra comprensione del bambino e l’energia messa in campo per aiutarlo positivamente. A quel punto la motivazione sarà più alta e vi permetterà di gestire meglio i momenti di difficoltà nel portare avanti il vostro piano di intervento. |
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