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La memoria fonologica dei bambini è un’importante componente dell’apprendimento lessicale. Quest’ipotesi è stata confermata in svariate ricerche da Gathercole e Baddeley (1990). La ripetizione di sequenze non familiari di suoni linguistici come /gebasefo/ dipende sia dalla facilità con cui un bambino riesce a pianificare i gesti articolatori che possono riprodurre il suono ascoltato, sia dalla facilità con cui i suoni ascoltati vengono immagazzinati nella memoria fonologica a breve termine.

Quando ascoltate la non-parola /gebasefo/ non si attivano nella vostra mente parole con un suono simile, e il suono da ricordare e ripetere non può essere in qualche modo supportato e integrato dalla memoria a lungo termine di parole già familiari. Ecco perché la ripetizione di non-parole mette in gioco l’abilità nel trattenere unità fonologiche in un archivio temporaneo di memoria a breve termine

In molti studi si è trovato che i bambini più abili nella capacità di ripetere non-parole tendono ad avere una maggiore facilità anche nell’apprendimento di parole, e in generale hanno un lessico di produzione più ampio, sia nella lingua materna sia quando apprendono una seconda lingua. In bambini di due anni, la capacità di ripetizione di non-parole è l’unico fattore predittivo per lo sviluppo lessicale (Stokes & Klee, 2009). Gathercole (2006) ha mostrato che se un bambino di 3-4 anni è bravo nella ripetizione di non-parole, vi è una buona probabilità che questo bambino risulti, a 5 anni, tra quelli che hanno un lessico più ampio. Più avanti con l’età il ruolo dell’abilità di ripetere sequenze non familiari di suoni linguistici diventa meno importante per l’acquisizione del lessico.

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