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La  disgrafia è un Disturbo Specifico dell’Apprendimento che riguarda la componente grafo-motoria della scrittura.

In entrambi i principali sistemi diagnostici (l’ICD-10 ed il DSM-IV) non esiste un profilo che si riferisce esclusivamente ad un problema della componente motoria della scrittura. Mentre la Consensus Conference sui Disturbi Evolutivi Specifici di Apprendimento del 2007 e la legge 170 approvata nel 2010 includono fra i Disturbi Specifici dell’Apprendimento (DSA) anche la disgrafia.

La comunità scientifica sembra concordare, quindi, che la Disgrafia rientra all’interno dei DSA ed è un disturbo che riguarda esclusivamente la componente grafo-motoria della scrittura (riguardante deficit nei processi di realizzazione grafica). Si manifesta come una difficoltà a riprodurre sia i segni alfabetici che quelli numerici; riguarda esclusivamente l’aspetto grafo-motorio della scrittura, prescinde dalle variabili linguistiche come il lessico, la grammatica, la sintassi e l'ortografia, sebbene influisca negativamente anche su tali acquisizioni (Graham et al., 2000; Jones & Christensen, 1999).

La Disgrafia ed i principali parametri di valutazione riguardano la fluenza (velocità) e l’analisi qualitativa delle caratteristiche del segno grafico (leggibilità). La Disgrafia può essere osservata come disturbo isolato, ma comunemente si presenta in comorbidità con altri Disturbi Specifici dell’Apprendimento o tipicamente in bambini con Disturbo della Coordinazione Motoria (DCD).

Le scritture disgrafiche possono essere caratterizzate dalla difficoltà ad utilizzare lo spazio a disposizione: il bambino non possiede adeguati riferimenti per orientarsi, non rispetta i margini del foglio e la linea del rigo, lascia spazi irregolari tra i grafemi e tra le parole. Spesso, in queste scritture si riscontra uno scarso rispetto delle dimensioni delle lettere (alcune volte piccole, altre volte troppo grandi) e una legatura inadeguata tra le lettere. Sono frequenti le inversioni nella direzionalità del gesto che si evidenziano sia nell’esecuzione dei singoli grafemi sia nella scrittura delle parole. L’impugnatura della penna frequentemente non è quella auspicabile (prensione a tre dita dinamica) e a volte anche la posizione del corpo è inadeguata; è inoltre frequente il disimpegno della mano che non scrive. La pressione della mano sul foglio può essere non adeguatamente regolata (a volte è troppo forte, altre troppo debole) e sono spesso presenti tremori. Inoltre, si evidenzia frequentemente un’alterazione del ritmo di scrittura: il bambino scrive con velocità eccessiva o con estrema lentezza e la sua mano esegue movimenti “a scatti”, senza fluidità del gesto e con frequenti interruzioni.

Da alcuni studi è emerso che le difficoltà di scrittura non scompaiono senza l’intervento di specifici programmi: alcuni ricercatori hanno dimostrato che i bambini disgrafici migliorano la loro performance dopo un programma specifico (Smits-Engelsman et al., 1996) e che la Disgrafia persiste quando non viene trattata (Smits-Engelsman e Van Galen, 1997).

Recentemente (2010) l’AIRIPA (Associazione Italiana per la Ricerca e l’Intervento in Psicopatologia dell’Apprendimento) ha creato un gruppo di lavoro che si è confrontato sull’argomento della Disgrafia. Il gruppo si è soffermato in particolare sull’attenzione che bisogna porre nel differenziare una semplice difficoltà nella scrittura (che può essere temporanea ed associata a fattori motivazionali ed emotivi) da un vero e proprio disturbo (radicato nel bambino e  legato a strutture neurali). Inoltre, ha sottolineato che il parametro della leggibilità della scrittura non è definito da una calligrafia poco bella e accettabile dal punto di vista grafico, ma dalla possibilità di decodificare correttamente e senza sforzo l’elaborato da parte di un lettore o dello stesso scrivente.

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