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Nella comprensione del testo la mente umana compie operazioni estremamente complesse, integrando il linguaggio con la conoscenza delcontesto. Senza la conoscenza del contesto ogni frase risulterebbe non interpretabile e ambigua.

 Nell’interazione verbale faccia-a-faccia il contesto è costituito sia dalla situazione “fisica” condivisa dai partecipanti alla conversazione, sia da un insieme di segnali e di conoscenze che contribuiscono a rendere interpretabile il linguaggio: le espressioni del viso, l’intonazione, l’attività che si sta compiendo (es., salutarsi), la conoscenza reciproca di scopi e intenzioni dei partecipanti.

Quando leggiamo un testo c’è invece una situazione paradossale. Pensiamo a un testo narrativo: non abbiamo un interlocutore, sappiamo ben poco degli scopi e delle intenzioni dei personaggi. Non c’è una situazione preesistente che faccia da “contesto” alle parole: tutto (o quasi tutto) deve essere creato attraverso il linguaggio.  Dobbiamo usare le frasi del testo per costruire un contesto nella nostra mente: immaginare una situazione, ipotizzare scopi e intenzioni dei personaggi, identificare le loro azioni comunicative, immaginare le loro emozioni

 

Ora apriamo un libro insieme, cerchiamo di intuire qualcosa sulla comprensione del testo prima di affrontare le teorie elaborate dagli psicologi. Il libro ha un titolo: “La lingua salvata”, e un sottotitolo “Storia di una giovinezza”. Sappiamo già qualcosa: stiamo per leggere una storia, si parlerà forse di un bambino che cresce.

Riquadro 1 – Dal libro di Elias Canetti La lingua salvata

“Il mio più lontano ricordo è intinto di rosso. In braccio a una ragazza esco da una porta, davanti a me il pavimento è rosso e sulla sinistra scende una scala pure rossa. Di fronte a noi, sul nostro stesso piano, si apre una porta e ne esce un uomo sorridente che mi si fa incontro con aria gentile. Mi viene molto vicino, si ferma e mi dice:”Mostrami la lingua!”. Io tiro fuori la lingua, lui affonda una mano in tasca, ne estrae un coltellino a serramanico, lo apre e con la lama mi sfiora la lingua. Dice: ”Adesso gli tagliamo la lingua”. Io non oso ritirarla, l’uomo si fa sempre più vicino, ora toccherà la lingua con la lama. All’ultimo momento ritira la lama e dice: “Oggi no, domani”. Richiude il coltellino con un colpo secco e se lo ficca in tasca”.

“Ogni mattina usciamo dalla porta che dà sul rosso pianerottolo e subito compare l’uomo sorridente che esce dall’altra porta. So benissimo che cosa dirà e aspetto il suo ordine di mostrare la lingua. So che me la taglierà e il mio timore aumenta sempre più. Così comincia la giornata e la cosa si ripete molte volte”.


Ciò che hanno scritto alcuni studenti universitari dopo aver letto il brano riportato nel riquadro 1 "Dal libro di Elias Canetti La lingua salvata" mostra una notevole varietà di interpretazioni. Qualcuno ha immaginato una bambina e altri un bambino; qualcuno ha pensato che si trattasse di un sogno, altri di un ricordo. Molti hanno pensato che il bambino venisse traumatizzato, altri che si trattasse di uno scherzo anche se di pessimo gusto. Come mai tutte queste diversità?

Ritorniamo alla nostra affermazione di partenza. Nella lettura abbiamo usato il riconoscimento delle parole scritte per accedere a un’area di possibili significati, ma il senso che ogni parola assume nel testo è fornita dal contesto che abbiamo costruito nella nostra mente. Questo contesto è in parte diverso per ogni lettore.

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