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Prendiamo un libro molto amato dai bambini, il GGG di Roald Dahl

                            

Nel primo capitolo “L’ora delle ombre”  ci sono varie frasi con parole che possono essere poco familiari per un bambino di 6-7 anni:

Un raggio di luna che filtrava tra le tende andava a cadere obliquamente proprio sul suo cuscino.

Nel dormitorio gli altri bambini sognavano già da tempo.

Il raggio della luna fendeva l’oscurità.

Nell’edificioregnava un assoluto silenzio.

L’Ora delle Ombre, qualcuno le aveva confidato un giorno […]

Tengono il mondo in loro possesso.

Chiunque si facesse sorprendere fuori dal letto […]

Avevano spesse lenti con la montatura metallica, e senza Sofia non riusciva a distinguere quasi nulla.

Quando giunse alle tende, Sofia esitò.

Le case apparivano sghembe, contorte.

Ogni cosa era pallida e spettrale.

Tra tutte queste parole noi  ne  sceglieremmo quattro da insegnare:  edificio, confidare, distinguere, contorto. Che facciamo con le altre parole complesse? Le spieghiamo brevemente nel corso della nostra lettura ad alta voce, o chiediamo al gruppo dei bambini di ipotizzarne il significato, interrompendo solo brevemente la lettura ad alta voce del testo.

Ad esempio (le scritte in corsivo sono le spiegazioni che daremmo nel corso della lettura):

Prima di iniziare a leggere un bellissimo romanzo debbo dirvi che si parla di Sofia, una bambina orfana, a questa bambina erano morti i genitori e viveva in un collegio.

Il titolo del capitolo è

L’Ora delle Ombre

Sofia non riusciva a prender sonno.

Un raggio di luna che filtrava tra le tende andava a cadere obliquamente proprio sul suo cuscino. Filtrava tra le tende vuol dire che il raggio di luna si poteva vedere anche se c’era la tenda, e il raggio andava un po’ storto sul cuscino dove dormiva Sofia.

Nel dormitorio gli altri bambini sognavano già da tempo. Sofia sta nello stanzone del collegio dove dormono tutti i bambini, questo stanzone si chiama dormitorio.

Sofia chiuse gli occhi e rimase immobile tentando con tutte le forze di addormentarsi. Ma niente da fare. Il raggio della luna fendeva l’oscurità come una lama d’argento e andava a ferirla in piena faccia. Questo raggio di luna si vedeva proprio bene nel buio, era chiaro e andava a illuminare la faccia di Sofia.

Nell’edificio regnava un assoluto silenzio; non una voce dal pianterreno, non un passo al piano di sopra (leggere abbassando la voce) Dunque in tutto il palazzo del collegio c’era silenzio. Dietro le tende, la finestra era spalancata, ma non si udiva né un passante sul marciapiede, né una macchina per la strada. Non si avvertiva il più lieve rumore; mai Sofia s’era trovata in un tale silenzio.

Forse, si disse, questa è quella che chiamano l’Ora delle Ombre.

L’Ora delle Ombre, qualcuno le aveva confidato un giorno, è quel particolare momento a metà della notte quando piccoli e grandi sono profondamente addormentati; è allora che tutti gli esseri oscuri escono all’aperto e tengono il mondo in loro possesso. Qualcuno aveva detto a Sofia una cosa molto importante e un po’ strana, che succede qualcosa di particolare a metà della notte quando tutti dormono. Che cosa succede?(rileggere, sentire come i bambini interpretano “tutti gli esseri oscuri escono all’aperto e tengono il mondo in loro possesso”, spiegare poi “tengono in loro possesso” vuol dire che questi esseri durante la notte diventano padroni del mondo)

Il raggio di luna brillava più che mai sul cuscino di Sofia, così lei decise di scendere dal letto per accostare meglio le tende.

Chiunque si facesse sorprendere fuori dal letto dopo che la luce era stata spenta veniva immediatamente punito. Si aveva un bel dire che si doveva andare al gabinetto, non valeva come scusa e si veniva puniti lo stesso. Qualche volta i bambini si alzavano e dicevano che dovevano andare al gabinetto ma venivano puniti lo stesso dagli insegnanti del collegio. Ma in quel momento nessuno l’avrebbe vista, Sofia ne era sicura.

Cercò a tastoni gli occhiali sulla sedia accanto al letto. Avevano spesse lenti con la montatura metallica, e senza Sofia non riusciva a distinguere quasi nulla. Insomma senza occhiali Sofia non riconosceva le cose che vedeva. Li mise, poi scivolò fuori dal letto e si avvicinò alla finestra in punta di piedi.

Quando giunse alle tende, Sofia esitò. Esitò vuol dire che non si sentiva sicura, si fermò. Aveva una gran voglia di strisciarci sotto e di sporgersi dalla finestra per vedere come appariva il mondo nell’Ora delle Ombre.

Stette di nuovo in ascolto. Silenzio di tomba. Quando c’è tanto tanto silenzio si può dire così: silenzio di tomba. Il desiderio di guardar fuori si fece così forte che non poté resistere. In un attimo era scomparsa sotto le tende e guardava dalla finestra.

Sotto l’argentea luce lunare la strada del paese, che conosceva così bene, sembrava completamente diversa. Le case apparivano sghembe, contorte, come in un racconto fantastico. Sofia guardava la strada dalla finestra e le case non le vedeva dritte come si vedevano di giorno. Ogni cosa era pallida e spettrale, d’un biancore latteo.

Dall’altra parte della strada vide la bottega della signora Rance, dove si compravano bottoni, lana e elastico a metri. Ma anche la bottega sembrava irreale.

Sofia lasciò errare lo sguardo più lontano. E improvvisamente si sentì gelare.

Qualcosa risaliva la strada...

Qualcosa di nero...

Qualcosa di grande...

Una cosa enorme, magrissima e oscura

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