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Chiara Toma Essere “responsivi” per costruire un buon legame emotivo con il bambino
La “responsività” è una caratteristica delle relazioni affettive che ha a che fare con la capacità di sintonizzarsi con l’altro. Caratteristica principale di un comportamento responsivo è quella di essere un’azione comunicativa che segue i bisogni/interessi del bambino e che si adatta al suo focus di attenzione. Durante le prime interazioni madre-bambino prevale la componente affettiva della responsività, che ha a che fare con l’instaurarsi di un primo forte legame emotivo con la principale figura di accudimento. Durante il primo anno di vita del bambino, un genitore responsivo è quel genitore in grado di:
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A questo proposito Bion (1962, cit. in Fonagy & Target, 2001) parla di contenimento utilizzando quest’espressione per riferirsi alla capacità della madre di “contenere” mentalmente e di rispondere emotivamente e in termini di cura fisica al bambino, in maniera da gestire e modulare le sue emozioni incontrollabili. Una madre sensibile e responsiva è quindi una madre capace non solo di percepire lo stato emotivo del bambino ma anche di gestirlo e padroneggiarlo.
Modificando il proprio comportamento perché si adatti al bambino (esprimendosi, ad esempio, con una voce gentile ma con un tono di voce più alto del normale, mettendo in atto movimenti rallentati e coordinando le sue azioni, per forma e tempo, a ciò che fa il figlio), la madre permette che sia il bambino a dirigere le prime forme di interazione, creando un dialogo che si sviluppa sull’intreccio delle proprie risposte con quelle del bambino. Ogni madre dotata di sensibilità si accorda velocemente con i ritmi naturali del proprio bambino e, prestando attenzione alle sfumature del suo comportamento, è in grado di capire ciò di cui ha bisogno e si comporta di conseguenza (Bowlby, 1988). Al contrario, una madre che a causa di particolari problemi personali è poco responsiva tenderà ad operare una distorsione dei segnali comunicativi del bambino o ad interpretarli alla luce dei propri bisogni, e in alcuni casi a non rispondervi affatto (Ainsworth, Bell, Stayton, 1974).
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