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Un comportamento responsivo durante le prime interazioni con il bambino è quello che ha la “funzione di specchio”: attraverso il volto e lo sguardo, la funzione della figura di accudimento è quella di “restituire al bambino il suo proprio sé” (Winnicott, 1971, p.199). Il fatto di essere visto e riconosciuto dà infatti al figlio un primo senso della sua esistenza e quindi della sua identità personale. “Se il volto della madre è poco responsivo – scrive l’autore – allora uno specchio sarà una cosa da guardare ma non una cosa in cui guardare” (Winnicott, 1971, p.192). Un genitore responsivo, quindi, “legge” lo stato mentale del bambino e ne coglie l’esperienza interna a partire dal comportamento manifesto; in un secondo momento, è necessario che il bambino sia a sua volta in grado di “leggere” la risposta manifesta del genitore e rendersi conto che essa “riflette” la sua esperienza affettiva originaria. “Si crea quindi la possibilità di conoscere gli stati mentali dell’altro e di percepire la partecipazione dell’altro alla propria esperienza affettiva”, in un processo che viene chiamato sintonizzazione affettiva (Stern, 1998, p. 162). I processi di sintonizzazione affettiva prevedono anche momenti di “non allineamento”, cioè momenti in cui genitore e bambino non cercano direttamente di stabilire una corrispondenza fra i loro stati della mente. A differenza del concetto di “allineamento”, in cui lo stato di un individuo viene modificato per accordarsi con quello dell’altro, la sintonizzazione implica che le due persone coinvolte siano in grado di percepire quando l’altro ha bisogno di “essere lasciato solo” (Siegel, 1999). cogliere, ripetere, estendere e rispondere in maniera contingente per tempo e modalità ai primi segnali comunicativi del bambino. A questo proposito Bruner (1983) parla di scaffolding riferendosi al ruolo di struttura di sostegno svolto dall’adulto di riferimento, condizione necessaria che permette che le prime interazioni sociali costituiscano la radice dello sviluppo mentale del bambino. Soprattutto nel primo anno di vita, compito fondamentale della principale figura di accudimento è di far seguire ad un comportamento spontaneo del bambino un comportamento che avvii, faciliti e promuova il dialogo e la comunicazione. Il ruolo dell’adulto consisterà quindi nel sostenere, ripetere, commentare o estendere i segnali comunicativi del bambino, e allo stesso tempo di lasciargli lo spazio necessario perché egli ricominci a comunicare non appena lo desideri (Bruner, 1983). L’adulto partecipa all’interazione come se il bambino piccolo fosse già un partner attivo, attribuisce ai suoi comportamenti un’intenzione e un valore di segnale e comprende ciò che può essere alla sua portata: grazie quindi alla propria sensibilità che gli permette di essere attento e responsivo, l’adulto consente che sia proprio il bambino a dare il ritmo all’interazione. |